Guttuso
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana
GUTTUSO
1912-2012
Roma – Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)
12 ottobre 2012 – 10 febbraio 2013
COMUNICATO STAMPA
Roma, la città nella quale Renato Guttuso visse per oltre cinquant’anni, celebra il grande artista, in occasione del centenario dalla nascita, con una grande mostra: “Guttuso. 1912-2012” ospitata nella prestigiosa cornice del Complesso del Vittoriano dal 12 ottobre 2012 al 10 febbraio 2013. Cento dipinti, scelti in modo da rappresentare l’intero arco creativo dell’attività artistica del maestro siciliano, documentano i diversi momenti espressivi del pittore e costituiscono la prima grande antologica che gli dedica la città.
Guttuso, infatti, è stato, per più di cinquant’anni, uno straordinario testimone del nostro tempo, in grado di rappresentare con le sue opere, ma anche con i suoi scritti, la condizione umana con le sue sofferenze, i suoi miti, le sue passioni.
L’esposizione vanta la collaborazione e il supporto di numerosi musei di grande prestigio, tra i quali la Tate, il Centre national des arts plastiques di Parigi, l’Estorick Collection di Londra, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, la Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma e il Museo Guttuso di Bagheria. Esposti anche capolavori di importanti gallerie e collezioni private.
La mostra “Guttuso. 1912-2012” è a cura di Fabio Carapezza Guttuso, Presidente degli Archivi Guttuso, Roma, ed Enrico Crispolti, Professore Emerito di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Siena con la direzione e il coordinamento generale di Alessandro Nicosia.
L’esposizione, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, promossa dalla Regione Lazio – Presidenza e Assessorato alla Cultura, Arte e Sport -, Roma Capitale – Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, Assessorato alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani –, Provincia di Roma – Presidenza e Assessorato alle Politiche Culturali -, Camera di Commercio di Roma, si avvale del patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero degli Affari Esteri, della Regione Siciliana – Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, del Museo Guttuso, Villa Cattolica, Bagheria e dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. La rassegna è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando.
La mostra
Ripercorrere l’intero arco creativo di Renato Guttuso, documentando i diversi movimenti artistici di cui fu protagonista, spesso scomodo, e le accese polemiche che sempre lo animarono, può offrire ai visitatori l’opportunità di confrontarsi con un artista che aveva un’idea forte della funzione dell’arte nella società, una concezione che oltrepassava le mura dello studio. “Se io potessi, per una attenzione del padreterno, scegliere un momento nella storia e un mestiere” scriveva infatti “sceglierei questo tempo e il mestiere di pittore”.
Per capire Guttuso non basta vedere le sue opere – alcune delle quali divenute vere icone dell’arte europea -, ma è fondamentale poter approfondire la sua straordinaria capacità di intessere rapporti con altri artisti, anche impegnati in discipline diverse.
Scrittori come Moravia, Sciascia, scultori come Moore, Manzù, che gli dedicò il monumento funebre dove è sepolto, musicisti come Nono, poeti come Pasolini, Montale, Neruda, registi come Visconti, De Sica, maestri della pittura come Picasso, Sutherland, ebbero con lui rapporti di feconda collaborazione artistica da cui sono nate illustrazioni per libri, scenografie, sodalizi talvolta sviluppatisi in movimenti artistici.
Guttuso, che visse tra Palermo, Milano e Roma, svolgendo una fondamentale funzione di raccordo tra gli artisti che vivevano in quelle città, stabilì nella capitale il centro nodale delle sue relazioni. La città lo accolse fin dal 1931, in occasione della prima Quadriennale nella quale, diciannovenne, fu invitato ad esporre due quadri, lo protesse nel difficile momento della Resistenza e gli offrì sempre occasioni di incontri straordinari.
Guttuso la dipinse, rappresentandone l’aspetto più intenso e profondo, sociale, politico, ma anche religioso. Attraverso le sue visioni del Colosseo, dei Tetti di Roma, delle misteriose presenze nei giardini pensili romani, che emergono ne La Visita della sera, scopriamo una Roma diversa, vibrante.
Grazie al lungo lavoro di ricerca compiuto dagli Archivi Guttuso, le opere sono state scelte tra quelle presenti nei più importanti musei italiani ed esteri, oltre che nelle collezioni private più rappresentative.
Saranno inoltre esposte le opere che il maestro aveva tenute per sé, nella sua collezione privata; sarà così possibile ammirare le piccole tavolette con le quali, precocissimo, muoveva i primi passi nel mondo della pittura, i capolavori come la Fuga dall’Etna, la Crocifissione, I funerali di Togliatti, il Caffè Greco, La Vucciria, La Spiaggia, la Zolfara, alcuni per la prima volta a Roma, e le splendide nature morte che, negli anni Quaranta, facevano presagire la tragedia della guerra e della catastrofe.
Renato Guttuso nasce a Bagheria in provincia di Palermo nel 1912 da Gioacchino, agrimensore con la passione dell’acquerello e Giuseppina d’Amico; bambino, frequenta la bottega di un pittore di carretti siciliani restando fortemente impressionato dalle scene dipinte sui carri: attraverso il loro realismo ingenuo e variopinto queste immagini variopinte e dense di figure si mescolano con la dimensione fantastica delle favole, delle ballate e delle leggende popolari. Guttuso si ricorderà per sempre di queste rappresentazioni. Nel 1931 si trasferisce a Roma, espone alla I Quadriennale ed ha rapporti con i pittori della Scuola Romana da cui assorbe i primi elementi di uno stile tonale e di una reazione anti-Novecento. In mostra sono esposte delle bellissime Nature morte di questo periodo.
Dal 1935 al ’37 soggiorna a Milano dove i contatti con Birolli, Manzù, Persico, Banfi, Joppolo, rafforzano quelle posizioni innestandole su basi politiche antifasciste.
Nel 1937 si trasferisce definitivamente a Roma. Il suo studio diventa uno dei centri intellettuali più vivaci della capitale. Negli anni 1937-1939 stringe importanti amicizie: con Moravia – esposto in mostra il Ritratto di Moravia, olio su tela del 1982 -, con Antonello Trombadori e Mario Alicata, determinanti per la sua adesione al Partito comunista nel 1940. Tra i dipinti di questo periodo Fucilazione in campagna – dedicata a Federico García Lorca – olio su tela databile al 1938 proveniente dalla Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma.
Nel 1940-1941 realizza la Crocifissione, olio su tela celeberrimo che suscita un grande scandalo e viene condannato dal Vaticano, proveniente sempre dalla Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma ora esposto nella mostra romana. Tra il 1940 e il 1942 partecipa al movimento milanese di “Corrente”. Nel 1943, a Roma, entra nella resistenza e nel dopoguerra partecipa al “Fronte Nuovo delle Arti” con opere di rottura e di accentuato influsso post-cubista.
“La pittura italiana dopo la guerra, la Resistenza, fino al ’48-’49 fu un tentativo anche linguistico, di aggiornamento, ma non disgiunto dalle nostre premesse ideali… La ripresa si articolava attorno a Picasso e non solo si differenziava nettamente da quella dei picassiani francesi, ma anche dalle nostre stesse esperienze precedenti… Non fummo immuni da un certo formalismo… Da una analisi spesso condotta a freddo, ma c’era a mio parere qualcosa di più. Una tensione che ci eravamo portata dietro da Corrente, moralmente e intellettualmente giusta”. Così scrive Guttuso ricordando gli anni dell’euforia che seguono la liberazione, quel fermento che spinge tanti artisti italiani a confrontarsi con l’Europa, a rompere l’isolamento da cui provengono, a fondare e far naufragare movimenti artistici, alla ricerca di un linguaggio nuovo. Ed è il “Fronte Nuovo delle Arti”, che deve il suo nome proprio a Guttuso, a segnare il fecondo dibattito tra le diverse tendenze artistiche e l’inizio della radicalizzazione delle posizioni. Ricorda sempre Guttuso: “Il Fronte Nuovo era nato sull’onda dell’entusiasmo ma non poteva reggere alla nuova situazione e al modo come essa si evolveva. In Corrente la mia posizione aveva trovato un punto di incontro-scontro, sulle ragioni della pittura, sui contenuti di essa. Ma mentre la contraddizione in Corrente si risolveva in un dibattito fecondo, nel Fronte condusse alla rottura. Un puro e semplice aggiornamento non poteva, a mio avviso, prolungarsi all’infinito, in una serie di successivi aggiornamenti…”.
La rottura del Fronte, nel 1950, addebitata solo alle implicazioni politiche, e in particolare all’infelice intervento di Togliatti al quale, peraltro, Guttuso reagì rivendicando l’importanza del confronto con le esperienze artistiche europee, apre la fase di “realismo sociale” nella pittura dell’artista. Come sottolinea Fabio Carapezza Guttuso, è un periodo che procede a fasi alterne che oscillano tra la foga narrativa, ma ancora fortemente segnata dal post-Cubismo, al “realismo programmatico” di contenuto sociale. Lo stile di Guttuso si radica nella assoluta coerenza di una scelta di modo espressivo che percorre una rischiosa posizione di avanguardia e vuole testimoniare, secondo le sue stesse parole “un’arte diretta e leggibile, non intellettualistica, un’arte più legata all’uomo, ai suoi sentimenti, alle sue sofferenze, alle sue lotte”. Il movimento realista è stato in Italia, e nel mondo, l’espressione di una tensione ideale che ha coinvolto scrittori, poeti, musicisti, registi, e non solo pittori, nel desiderio di superare la frattura che separava l’arte dall’uomo. Guttuso così spiega la sua adesione al Realismo: “Era per me l’unico modo di non insediarmi in una corrente, lasciandomi trasportare e trascorrendo da Picasso a Wols, da Wols a Pollock, da Pollock a Rothko, a chissà chi. Quello fu il mio modo di affrontare la crisi e ancora ne sto pagando le cambiali… Il movimento realista fu un tentativo di salvezza in una situazione che vedevamo precipitare”. Secondo Enrico Crispolti il “realismo sociale” è una “formulazione che origina dalla messa in crisi della precedente generosa sintesi narrativa, come progressivamente avviene introducendo un ruolo sempre più descrittivamente narrativo entro la sintesi di matrice postcubista”. Precisa Guttuso nel 1953 “Per noi si tratta di riprendere possesso dei mezzi di espressione figurativa più elementari, per rappresentare una realtà riconoscibile e chiara a tutti, e di esprimere tale realtà nel modo più completo. La ideologia comunista non può che portarci al realismo, non solo perché lo studio della realtà consente di conoscere profondamente le forme e gli aspetti più complessi, ma anche perché ogni nuova forma di conoscenza artistica raggiunta si inserisce nel grande processo di trasformazione della realtà, trasformazione che è l’obiettivo della ideologia comunista”.
Nel 1948 Guttuso partecipa alla XXIV Biennale dove è recensito da prestigiosi critici internazionali e italiani e nel decennio successivo torna a prendervi parte con, tra le altre opere, Battaglia di Ponte dell’Ammiraglio: in mostra esposto uno studio del 1951 della Collezione Archivi Guttuso di Roma. Degli anni 1959 – 1960 è La discussione della Tate. Come scrive Fabio Carapezza Guttuso, dalla metà degli anni Sessanta in Guttuso nasce “una riflessione che, da tempo iniziata, ha progressivamente consentito all’artista di far emergere, dai reconditi anfratti della memoria, il complesso di immagini in grado di conquistarsi il diritto ad esistere nel presente, per la loro capacità di costruirsi in figure universali e di incarnare, mitizzate, forme attuali dell’esistenza”.
Nel 1965 trasferisce la sua definitiva residenza romana a Palazzo del Grillo. Nel 1972 dipinge I funerali di Togliatti, opera prestata dal Museo d’Arte Moderna di Bologna. Un progetto lungamente meditato fin dalla sua celebrazione nel settembre del 1964: “Nei giorni seguenti alla morte del compagno Togliatti [agosto 1964] cominciò a crescere in me l’idea di dipingere un quadro sui suoi funerali. Il mio tavolo da disegno era interamente coperto da un grande foglio di carta, mentre lavoravo ad altro, su altri fogli, andavo continuamente pensando al ‘funerale’ e notavo, in margine del grande foglio, quasi con la coda dell’occhio, distraendo la mano dal foglio cui ero occupato verso il foglio sottostante, accenni di figure piangenti, pugni chiusi nel saluto, bandiere…”
L’anno successivo realizza un ciclo di grandi composizioni commemorative come Omaggio a Picasso morto quell’anno: in mostra esposto Il convivio: Picasso e i suoi personaggi del 1973. Sottolinea sempre Fabio Carapezza Guttuso che “la presenza di Picasso nella vita di Guttuso è come una camera oscura nella quale l’uomo si sovrappone alle immagini più pregnanti delle sue opere”.
Nel 1974 dipinge il grande quadro La Vucciria, eccezionalmente prestato dall’Università degli Studi di Palermo, di cui lo scrittore Goffredo Parise scrive “nessun altro quadro di Guttuso ha mai espresso con tanta intensità il sentimento profondo del nostro paese”.
Viene eletto senatore della Repubblica nel collegio di Sciacca nel 1976 nella lista del Partito comunista italiano e nello stesso anno dipinge Caffè Greco a Roma ora al Museo Thyssen – Bornemisza di Madrid ed esposto al Vittoriano. “Io di solito aspetto che mi vengano le idee, non le vado mai a cercare, un giorno ero seduto al Caffè Greco, proprio nella sala che ho dipinto, e ho cominciato a pensare che era un tema che mi si addiceva. C’era de Chirico da un lato, seduto. Ho continuato a pensare al progetto e quando si è un po’ maturato ho cominciato a fare qualche disegno […]In questo quadro c’è un elemento catalizzatore, Giorgio de Chirico, anche se il fascino del luogo nasce anche dalla gente che ci è passata, da Buffalo Bill a Gabriele D’Annunzio. […] nel quadro ci sono molti elementi dechirichiani penso a ‘Il sogno del poeta’ a ‘Il ritratto premonitore di Guillaume Apollinaire’ […]. Volevo però dare, sia pure con un solo segno, il senso della storia che è passata”.
Come sottolinea Enrico Crispolti da metà degli anni Sessanta in Guttuso esiste una stagione segnata dalla conquista di uno spazio liberamente di memoria, ove in un nuovo “realismo allegorico” si manifestano presenze dapprima di motivazione memoriale, quindi fantastiche, visionarie, allegoriche, simboliche “in un respiro di partecipata consapevolezza morale e civile dei tempi, alla quale la sua opera ha aspirato fin dagli appassionati anni di formazione”.
Guttuso muore il 18 gennaio 1987. “Chi ripercorre la sua pittura, come le motivazioni che passo passo ne hanno giustificato le ragioni, è di fronte a un grado di passionalità partecipativa, di vitalismo, sorprendenti, e certo di portata tutt’altro che inattuale.” (E. Crispolti).
Partner: Il Gioco del Lotto – Lottomatica, Eni, Trenitalia – Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Fondazione Sicilia
Collaboratori ufficiali: Gestore dei Servizi Energetici – GSE, Cinecittà Luce, Associazione Via Condotti, Rai Teche, Maggiore
Collaboratori tecnici: Dimensione Suono2, Hotel Eden, The Duke Hotel, Hotel Splendide Royal, Progress Insurance Broker, Movimenti d’Arte
Organizzazione e produzione: Comunicare Organizzando S.r.l.
Catalogo: Skira
Ufficio Stampa Comunicare Organizzando:
Sveva Fede
Tel. 06/3225380
e-mail: sveva.fede@libero.it
con la collaborazione di:
Paola Saba
Tel. 06/3225380, Fax 06/3224014
e-mail: p.saba@comunicareorganizzando.it
Caterina Mollica
Tel. 06/3225380, Fax 06/3224014
c.mollica@comunicareorganizzando.it