Arazzi
GIUSEPPE NEGLI ARAZZI
DI PONTORMO E BRONZINO
Viaggio tra i tesori del Quirinale
Roma, Palazzo del Quirinale
Galleria di Alessandro VII
Piazza del Quirinale
29 aprile – 30 giugno 2010
COMUNICATO STAMPA
“Giuseppe negli arazzi di Pontormo e Bronzino. Viaggio tra i tesori del Quirinale”: dal 29 aprile al 30 giugno 2010 il Palazzo del Quirinale ospita una grande mostra che vuole condividere con i cittadini il risultato di un lavoro di restauro durato quasi trenta anni che ha interessato il nucleo più antico e importante dell’intera collezione del Quirinale, una delle più prestigiose al mondo: vengono eccezionalmente presentati dieci dei venti arazzi con le Storie di Giuseppe che tra il 1545 e il 1553 Cosimo I de’ Medici commissionò agli artisti più importanti del tempo, Pontormo e Bronzino, come sontuosa decorazione tessile delle pareti della Sala dei Duecento in Palazzo Vecchio a Firenze, dove è attualmente collocata l’altra metà della serie.
La Presidenza della Repubblica Italiana intende così offrire al pubblico i risultati di anni di studio che hanno consentito di restituire a questo capolavoro del Rinascimento italiano tutta la complessità del clima culturale, filosofico e artistico della corte medicea nel cui ambito è stato concepito il maestoso allestimento tessile; l’esposizione ripercorre inoltre l’evoluzione letteraria e figurativa della storia mitica di Giuseppe attraverso una trentina di opere concesse in prestito da prestigiose istituzioni italiane ed estere.
Promossa dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica Italiana, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Lazio e la Provincia di Roma, la mostra è a cura di Louis Godart con la collaborazione di Loretta Dolcini.
La mostra
Tra le collezioni del Quirinale, quella degli arazzi è probabilmente la più prestigiosa. Il nucleo più importante e antico comprende dieci panni istoriati con le Storie di Giuseppe, monumentale ciclo tessile composto di venti arazzi prodotti a Firenze fra il 1545 e il 1553 su cartoni preparatori di Pontormo, Bronzino e Salviati.
Ai dieci arazzi della serie, di cui tre panni disegnati da Pontormo e sei da Bronzino, la Presidenza della Repubblica ha dedicato un importante restauro che si sta avviando alla conclusione.
Quando, nel maggio 1540, venne ad insediarsi nella reggia di Palazzo Vecchio insieme alla consorte Eleonora di Toledo, in qualità di Duca e nuovo Signore di Firenze, Cosimo I dei Medici dette avvio ad un imponente programma di rinnovamento e di decorazione della tradizionale sede del governo fiorentino.
L’impresa più importante della prima fase di tale rinnovamento fu la produzione di una serie di venti arazzi tessuti in lana, seta, argento e oro, destinati alla decorazione del Salone dei Duecento in Palazzo Vecchio a Firenze, dove si trova l’altra metà della serie.
I disegni preparatori a grandezza naturale furono affidati ai maggiori artisti del tempo, primo fra tutti Pontormo, le cui prove non piacquero al Duca che le sostituì con le opere del pittore di corte, alunno dello stesso Pontormo, Agnolo Bronzino, al quale si deve probabilmente parte dell’impianto del ciclo narrativo. La serie racconta la storia di Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe, detestato dai fratelli che lo invidiavano sia per l’amore che gli manifestava il genitore, sia per le sue doti di geniale maestro di oniromanzia. Venduto come schiavo, profugo in Egitto, Giuseppe seppe trionfare su tutte le insidie poste sulla sua strada, farsi valere agli occhi dei potenti, recitare un ruolo di primo piano nella gerarchia dell’impero faraonico ed essere così grande da perdonare i fratelli che lo avevano tradito e tentato di eliminare.
“La dinastia medicea amava la storia di Giuseppe; l’immagine di un eroe mite e probo, capace di sfuggire agli invidiosi, di conquistare una posizione importante partendo dal nulla e contando solo sulle sue qualità intellettuali era una vera e propria metafora delle alterne fortune della grande famiglia fiorentina. Attraverso la realizzazione di una serie di venti arazzi la corte dei Medici volle quindi che fosse raccontata la storia dell’eroe biblico, le cui vicissitudini tanto somigliavano alla loro saga dinastica.” (L. Godart).
Un primo arazzo era sicuramente sui telai nell’ottobre del 1546, dieci erano consegnati nel luglio del 1549 e tutti e venti sono elencati in un inventario della guardaroba ducale nel 1553.
Gli arazzi di “Giuseppe” sono il capolavoro della produzione della manifattura di Firenze, appositamente istituita, una delle pietre miliari della storia dell’arazzo e, più in generale, della tradizione figurativa della decorazione parietale.
I venti panni che costituiscono questo straordinario insieme, ora equamente diviso fra il Polo museale fiorentino e la Presidenza della Repubblica a Roma, hanno una dimensione monumentale, una altezza di circa sei metri ciascuno per una superficie totale di più di quattrocento metri quadri. Il loro speciale valore artistico sta nel fatto di essere una delle più alte espressioni di tre dei più grandi artisti fiorentini del tempo, Agnolo Bronzino, Pontormo e Francesco Salviati, in collaborazione con i migliori aiuti delle loro botteghe, i quali fornirono i disegni e i cartoni preparatori a Jan Rost e Nicolas Karcher, due dei maggiori maestri fiamminghi, chiamati da Cosimo nel 1545, quando lavoravano già nelle arazzerie ducali di Mantova e Ferrara, per creare la nuova manifattura fiorentina.
Entrambe le parti della serie sono state oggetto di un imponente progetto di restauro che è stato avviato nel 1984, per i dieci panni di Firenze, e nel 1996 per quelli di Roma. Un altro fatto straordinario e insolito nel mondo della conservazione è che tutta la serie è stata restaurata con una unità di studi, tecniche, materiali e con una omogeneità metodologica garantita da tutte le autorità preposte.
In particolare, presso il Palazzo del Quirinale, dove i dieci panni si trovano dal 1882, è stato istituito, inizialmente a cura dello stesso staff fiorentino, un apposito Laboratorio presso il quale si stanno avviando a conclusione gli interventi di restauro su cui si sono impegnati, nel tempo, più di venti operatori in migliaia di ore di lavoro, senza soluzione di continuità.
Come in un’istantanea del restauro, la mostra presenta i lavori in fieri: accanto a otto arazzi già restaurati, viene esposto un arazzo sul quale l’intervento è ancora in corso e uno ancora da restaurare.
I dieci arazzi vengono presentati insieme ad una serie di opere che consentono di contestualizzarli. Importanti Musei ed Istituzioni italiane ed estere hanno voluto prestare olii su tavola, bronzi, disegni, manoscritti. Tra essi spiccano da Firenze, la Biblioteca Nazionale Centrale, il Deposito Arazzi di Palazzo Pitti, la Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli, il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e la Galleria degli Uffizi, Palazzo Pitti, il Museo di Storia Naturale; inoltre, il Museo Civico Archeologico di Bologna, il Museo Diocesano di Milano, il Museo Nazionale di Ravenna, la Galleria Borghese di Roma, la Biblioteca Reale di Torino; dall’estero hanno voluto dare il loro contributo alla mostra la Domstiftsbibliothek und Domstiftsarchiv di Merseburg, il Musée de Cluny – Musée National du Moyen Âge di Parigi, il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.
Tra i capolavori esposti è da segnalare il Cammeo in Sardonica raffigurante “Giuseppe trattiene Beniamino”, di splendida manifattura siciliana (1240) proveniente dal Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.
Nel XV secolo i cartoni preparatori per gli arazzi potevano essere dipinti su tela, come anche nel XVII secolo. Ma in genere, soprattutto nel XVI secolo, i cartoni erano su carta eseguiti a carboncino e tempera. In mostra si possono ammirare tre cartoni prestati dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi; il primo, di Agnolo Bronzino, è il bozzetto preparatorio in controparte della scena per l’arazzo Giuseppe in prigione e il banchetto del Faraone. Si tratta di un cartone a penna, matita nera, bistro, biacca su carta gallettata. Il secondo, a opera di Jacopo Carrucci detto Pontormo, è il disegno preparatorio per il Volto di Giuseppe. È a matita con tracce di matita rossa su carta bianca ingiallita. Il terzo, di Alessandro Allori, è una copia da disegno preparatorio per l’arazzo Giuseppe che trattiene Simeone. È a penna, bistro, biacca con tracce di matita nera su carta bianca.
Con il contributo di: Camera di Commercio
Sponsor: Banca Marche
Collaboratori tecnici: IBM, MCube, In Più Broker