16 ottobre 1943. La Razzia
16 OTTOBRE 1943
LA RAZZIA
CASINA DEI VALLATI
VIA DEL PORTICO D’OTTAVIA, 29
19 SETTEMBRE – 15 GENNAIO 2017
Il 16 ottobre del 1943 è il giorno in cui ebbe luogo il rastrellamento di più di mille ebrei residenti nella Capitale, effettuato da unità tedesche. Questa data, che rappresenta uno degli episodi più traumatici della storia non solo della città di Roma ma dell’Italia intera, è stata ricordata con una mostra “16 ottobre 1943. La razzia”, ospitata dal 19 settembre 2016 alla Casina dei Vallati, sede della Fondazione del Museo della Shoah.
Curata da Marcello Pezzetti e realizzata con il patrocinio del Consiglio dei Ministri, della Regione Lazio, di Roma Capitale, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Roma la mostra, che precede altre due esposizione dedicate al tema della memoria, che si susseguiranno per tutto l’anno, è stata ufficialmente inaugurata lo stesso 16 ottobre, giorno della ricorrenza.
Il percorso espositivo si apriva con una breve panoramica sulla storia della comunità ebraica romana, e proseguiva con il racconto della Goldaktion, la consegna dei 50 chili d’oro che erano stati richiesti dalla polizia tedesca come prezzo per garantire la tranquillità alla comunità.
Molti i documenti inediti che raccontano gli arresti che vennero effettuati in quella tragica mattina del 16 ottobre del 1943, visualizzati da una serie di eccezionali disegni realizzati proprio in quei momenti dal pittore Aldo Gay, sopravvissuto fortunosamente alla retata. Viene dato spazio, inoltre, ai volti dei persecutori, della maggior parte dei quali fino ad ora mancavano le immagini: una ricostruzione storica che è stata resa possibile grazie ad una capillare ricerca compiuta in Germania.
Per dare voce e volto alle vittime sono stati ricostruiti in occasione della mostra anche alcuni percorsi biografici. Sono state poi raccontate, con documenti unici, le vicende che ebbero luogo all’interno del Collegio Militare dopo l’arresto, quelle relative alla deportazione, alla selezione sulla Judenrampe a Birkenau e all’uccisione immediata della maggior parte delle persone che furono deportate.
Una sezione della mostra è stata dedicata alle reazioni che ebbe il mondo “esterno”, dall’atteggiamento del Vaticano di fronte agli arresti, all’opinione pubblica italiana e alle notizie sulla razzia giunte fino agli Alleati. Nel percorso espositivo viene fatto un accenno anche agli avvenimenti dei mesi successivi: gli ebrei sfuggiti agli arresti tentarono di mettersi in salvo attraverso fughe e nascondigli, molti però non riuscirono comunque a sfuggire alla cattura e alla successiva deportazione.
E’ stato messo in evidenza anche l’aiuto, fondamentale, che fu dato agli ebrei ricercati dalla popolazione non ebraica e dagli istituti religiosi, così come l’autosoccorso ebraico, in particolare quello organizzato dalla Delasem (delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei).
La mostra si chiudeva con una serie di fotografie dei volti dei deportati, testimonianza preziosa per ricordare le singole personalità che furono vittima del rastrellamento.
Nell’ultima sala, infine, alcuni filmati e interviste ai testimoni della razzia, deportati e non, hanno raccontato il difficile ritorno a casa e il rientro nella vita di tutti i giorni.
Un elemento particolarmente significativo dell’esposizione è stato dato dall’ampio spazio assegnato alla topografia della retata, una vera e propria “topografia del terrore”, visualizzata attraverso la presentazione di mappe della città appositamente ideate.